Qualifica ACN: da dove si comincia (e perché serve capirla bene)
“Avete ottenuto la qualifica ACN?”
“Ma per ottenerla… da dove si parte?”
“Cosa significa esattamente ‘qualificare un servizio cloud’?”
La qualifica ACN – quella dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – è oggi il requisito formale per poter offrire servizi cloud alla Pubblica Amministrazione.
È, di fatto, un’autodichiarazione strutturata: si compila, si carica in piattaforma, si ottiene la qualifica. Nessun audit immediato, nessun controllo preventivo.
Ma attenzione: proprio perché è una dichiarazione, quanto si inserisce dev’essere accurato, coerente, dimostrabile. Perché il controllo può arrivare dopo – e a quel punto, tutto deve essere in regola.
Perché serve davvero
Senza qualifica ACN, non si entra nel Catalogo dei servizi qualificati. E senza quel catalogo, non si lavora con la PA.
Per questo, anche se l’ottenimento può sembrare semplice, sottovalutarlo è un errore: è un impegno che va affrontato con metodo, competenza e visione tecnica.
Come funziona il processo?
Ecco le fasi principali:
- Autovalutazione e analisi tecnica
Mappatura del servizio: infrastruttura, stack tecnologico, sicurezza, gestione dei dati. - Requisiti di sicurezza
Rispetto delle normative (ISO 27001, 27017, 27018, GDPR…). Bisogna saperlo dimostrare. - Documentazione
Policy, piani di sicurezza, gestione incidenti, continuità operativa… tutto dev’essere scritto, coerente, verificabile. - Upload sulla piattaforma ACN
Si compila e si carica la dichiarazione secondo l’iter previsto. - Qualifica automatica
In assenza di errori formali, la qualifica è concessa. Ma ACN si riserva la possibilità di verifiche successive.
Non un certificato, ma un impegno.
La qualifica ACN non è (ancora) un audit. Ma è un patto: chi dichiara, deve poter dimostrare. E chi lavora con la PA, deve essere pronto a farlo con serietà.